Lo Psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale.
“Non può rivelare a nessuno notizie, fatti o informazioni apprese dal cliente/paziente nel rapporto professionale con lui, neanche può informare alcuno circa le prestazioni professionali effettuate o programmate” (art. 11 Codice Deontologico).
Ciò vuol dire che lo Psicologo/Psicoterapeuta non può dare nessuna informazione – neanche a eventuali familiari o amici che dovessero contattarlo – sia su ciò che il cliente/paziente gli dice, sia sul fatto che quella persona è, o è stato in passato, un suo cliente/paziente.
Allo psicologo si rivolgono persone che sperimentano una qualche forma di difficoltà. Molto spesso viene associato alla pazzia o alla malattia mentale, ma se dovessimo considerare pazzi una mamma o un papà che mettono in discussione il ruolo di genitore, o una persona che non riesce a reagire di fronte alla perdita del coniuge… allora saremo tutti pazzi. In Italia si stima che circa 3 milioni di persone abbiano sperimentato almeno un attacco di panico nella loro vita e ancora più persone sperimentano una forma d’ansia. Siamo tutti matti? Perdere punti di riferimento dopo una separazione e non riuscire a costruirsi un nuovo equilibrio significa essere pazzi? Non riuscire a raggiungere quegli obiettivi di successo che sognavamo da bambini e per questo sentirsi delusi, demotivati e insoddisfatti, è da pazzi?