I bambini fanno i capricci. Per non viziarli bisogna provvedere. Questo è ciò che pensa la maggior parte della gente. Ma cosa si intende con la parola ‘capricci’ ?
Ginevra, due anni, si getta per terra al supermercato urlando perché la mamma ha rifiutato di comprarle le caramelle. Capricci?
Andrea, un anno e mezzo, rifiuta di bere dal bicchiere blu e vuole bere solo da quello giallo e getta tutto per terra quando papà insiste. Capricci?
Alice chiede a sua madre la merenda e lei le offre i suoi biscotti preferiti ma appena vede che sono rotti, comincia ad arrabbiarsi e gridare perché vuole dei biscotti interi. Capricci?
La maggior parte delle persone associa il termine ad un atto provocatorio che il bambino fa per fare un ‘dispetto’, per testare l’adulto, per metterlo in difficoltà.
Quante volte abbiamo pensato : – ‘Vedi come mi guarda con quell’aria di sfida mentre fa quello che gli ho appena detto di non fare?’ Abbiamo la certezza che i nostri figli siano coscienti del potere su di noi ? Questi comportamenti sono realmente dei ‘capricci’ intesi come delle esigenze futili ? Oppure sono dei comportamenti più che comprensibili tenendo in considerazione l’evoluzione del loro cervello ?
In realtà, è una risposta del cervello del bambino a situazioni troppo complesse da gestire per lui.
Ma cosa succede nel bambino in questi momenti ?Il bambino non reagisce così ne per caso ne per intenzione di farci un dispetto.
Il bambino non cerca ne di tenderci una trappola ne di testarci. Non ne ha semplicemente le capacità intellettuali per farlo. Quando crediamo un bambino stia facendo i capricci, tendiamo a comparare il bambino e le sue capacità cognitive con quelle di un adulto.
Un bambino però non è un adulto ! Il loro cervello è molto diverso. Il cervello del bambino non ha ancora le competenze per riuscire a gestire le proprie emozioni, frustrazioni e pulsioni. Le zone cerebrali incaricate di questa gestione non sono completamente funzionali.
In particolare la corteccia prefrontale che controlla le impulsioni e le emozioni comincerà a maturare solo a partire dai 5 anni.
Questo significa che il bambino non è in grado di controllare le sue reazioni emozionali. Esprime la sua emozione senza filtri.
Ma allora che fare ? Assecondiamo tutte le richieste del bambino ? NO!
Possiamo guardare la situazione da un punto di vita diverso per poter aiutare Ginevra , Andrea e Alice ad affrontare un momento difficile .
Punirli, sgridarla, sarebbe veramente controproducente, sono già travolti da una tempesta emozionale, non hanno bisogno che aggiungiamo altri sentimenti ed emozioni negative.
Quello di cui hanno bisogno è empatia e strategie per insegnare loro a fare fronte a queste frustrazioni.
Come possiamo fare ?
È importante cercare di nominare ed identificare le emozioni :contenere il bambino fisicamente e nominare le emozioni hanno un effetto magico e il ritorno alla calma arriva abbastanza velocemente. Ci sono anche bambini che non amano essere toccati in queste situazioni, in quel caso ci renderemmo disponibili appena lui lo vorrà. Quando il bambino si sarà calmato, se è abbastanza grande, è utile ritornare su quello che è successo cercando di capire assieme e magari trovare assieme delle strategie per far sì che la prossima volta non succeda. Ad esempio, si potrebbe provare, prima di andare al supermercato, ad avvisare il bambino che non si comprerà nulla che non sia sulla lista. Delle volte è davvero sufficiente anticipare.